Tutto comincia il 18 gennaio del 2011. Sono a Roma e c’è una splendida giornata di sole. Meraviglia che nasconde l’inganno. Sto infatti tutto il giorno in maglietta per le strade della capitale senza pensare che per una quasi quarantenne è un azzardo. Il primo dei tre appuntamenti che mi sono fissata per quei due giorni di permanenza è con Emanuele Trevi che mi aspetta a casa sua per portarmi in Sri Lanka. Quella primavera inattesa spinge anche il mio ospite ad accogliermi in terrazzo e da lì si parte. Lui è arrivato sull’isola grazie a un libro, Il pesce scorpione di Nicolas Bouvier, uno svizzero di lingua francese che negli anni ’50 parte dalla Svizzera con una Topolino, attraversa l’Iran, l’Afghanistan, poi l’India e lo Sri Lanka per arrivare sino in Giappone. Un viaggio che oggi sarebbe impossibile e lo racconta in questo libro. “Ogni passo fatto verso il meno è un passo fatto verso il meglio” dice Bouvier, ribaltando il concetto di viaggio inteso come arricchimento. Le migliori pagine de Il pesce scorpione sono infatti quelle in cui lui si concentra su cose minime, come le guerre tra insetti nella sua camera. Una frase su tutte che personalmente ho trovato perfetta, riguarda la descrizione di uno scarafaggio ribaltato sul dorso, consapevole di essere spacciato: “il battito delle zampe che telegrafano malinconici addii”. Lo Sri Lanka è magia, mistero, buddismo, colline di tè e architetture coloniali come la città di Galle, chiamata così dai navigatori portoghesi che sentirono cantare un gallo la prima volta che entrarono nel porto. Ma lo Sri Lanka è anche natura spesso e volentieri matrigna. Lo tsunami del 2004 ne è un tragico esempio, purtroppo non isolato. Basti pensare che la variazione della geografia delle coste di quest’isola in seguito a violenti eventi naturali era già stata registrata da Marco Polo. A questo proposito, una delle immagini che mi è rimasta più in mente di quelle descritte da Trevi è quella dei pescatori che pescano stando appollaiati su pertiche altissime conficcate nel mare. Avete presente? Sì, proprio loro, quelli che da lontano sembrano un quadro surrealista. Emanuele mi racconta che i pali sono posizionati nel mare in base alle correnti e che vengono tramandati di padre in figlio. Quando con lo tsunami del 2004 le correnti sono cambiate, hanno buttato all’aria gli sofrzi di generazioni di pescatori. Ma l’uomo, animale bizzarro, si è di nuovo riadattato. Finita la chiacchierata con Emanuele mi sono diretta a casa di un’amica dove avrei dormito, passando per la fontana di Trevi. Lì nella piazzetta c’è una farmacia e ci sono entrata. La gola mi faceva un po’ male. Ho comprato un test di gravidanza.