Com’è che venite a rompere il cazzo anche qui? Non c’è posto per tutti. Anche se c’è chi dice il contrario, a mandar giù si è sempre in tempo, è a sputare che si fa fatica. E così si incistano situazioni, cose che avresti voluto dire, frasi spezzate, grida soffocate e quando meno te lo aspetti il rospo è soppiantato dal nodo. Sì, proprio così, un groviglio di sentimenti che si districa a colpi di tosse. Tosse come ansia del pensiero che vuole farsi parola, se solo le corde vocali collaborassero. S’è mai visto poi che una volta sputato il suddetto rospo si trasformi in principe.
I nodi si sbrogliano, lo sapeva bene Arianna che quello in gola se lo tenne fino alla morte pur di non farne trovare a Teseo nella sua matassa. E le matasse aumentano, siamo tutti vittime degli studi di settore e dei giochi in scatola. Un anello come sigillo d’amore e un anello per controllare le nascite. Erode se ne sarebbe risentito, ma pur di non avere innocenti da punire, tanto vale confondere l’ovulazione. Cordoni da recidere, ecco forse la fonte di tanti nodi in una vita, il primo dei quali ci è rimasto sullo stomaco. Beh, un po’ più sotto, ma sempre in zona. Dov’è il bandolo? Un dedalo di emozioni al centro del quale un mostro. Chi si occupa di trovarlo e di ucciderlo? Tutto qui in questa gola, crocevia di anime e amore, di umori e canti, di versi e sospiri. La gola è la mia e per transitarvi, chiunque tu sia, devi avere squisiti requisiti. Chi sei? Che sapore hai? Perché vuoi entrare? Chi ti dice che non si stia meglio là fuori? Ah, qui è più confortevole, la carezza della lingua, l’ospitalità delle papille gustative, il massaggio delle labbra. Vista così sembra davvero un luogo interessante. Mi c’infilerei pur’io. Potrei farmici un giro. Un altrove sconosciuto, almeno in parte. La gola dalla parte dell’ospite. Sì. M’accolgo. M’hai convinta. Poi m’accorgo. Mai convinta.