Scampoli di me.

Ogni volta la stessa cosa. Ti senti esplodere e fai l’esercizio. Ti fermi, ovunque tu sia, e ti ascolti il cuore. Metti la mano destra sul seno sinistro e tendi l’orecchio dell’anima. Com’è che la vita pompa così forte e lui neanche se ne accorge? Cerchi nel pedante eclettismo dei pistacchi appena arrivati dall’Iran uno sfogo alla tua impotenza di fronte alla meticolosa crudeltà della natura e immagini di essere il bandolo della matassa di chicchessia. Sentirsi utili fa sempre bene.

Ecco la seconda fase. Arriva la voglia di urlare e fai l’esercizio. Indice e pollice della mano destra fermi sulla giugulare. La libertà ha la forma del rantolo. Ma non era “bandolo”? Vabbè, la sindrome di Biancaneve ti perseguita!  È il suffisso “OLO” a rendere tutto più difficile.

Nulla. Cerchi refrigerio per le tue corde vocali nell’algida poliedricità del melograno e mentre il succo titilla i tuoi sensi, la consistenza ti riporta a quella mattina, quando la vita ti era sembrata croccante come non mai davanti alla montagna di piatti da lavare. Avevi caricato la lavastoviglie per sbarazzarti della prova di avere uno stomaco funzionante, e ti eri messa davanti alla tv per assicurarti che il cervello non solidarizzasse con tanta efficienza.  Forse tutto è cominciato da lì. Ora che ci pensi bene è proprio così. Il cuore ha smesso di scandire le tue emozioni. I polmoni hanno bloccato il flusso d’aria alla tua voglia di sillabare passioni. L’ammutinamento si è poi diramato ad ogni singolo organo. Il fegato, la milza, l’intestino e così via. Sei diventata solo un contenitore senza contenuti. Devi riaccendere il motore. Devi imprimere nuovamente il movimento prima che la situazione di stallo prenda troppo spazio nel tuo vuoto e finisca per sostituire la vita. Devi imparare a respirare con gli occhi, a parlare con le orecchie, ad ascoltare con il naso.

Ridistribuisci i compiti e poi riavvolgi il nastro. Se un riso isterico color zafferano comincerà ad imbiondire i tuoi trent’anni, chiudi gli occhi e lasciati rapire da una nuova forma di inconsistenza.

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