Essere l’ultima lettera dell’alfabeto a Zeta era sempre piaciuto. Non tutti l’avrebbero presa come lei, qualcuno probabilmente si sarebbe abbattuto prendendo l’ultima posizione come una sconfitta. Ma del resto non tutti sono capaci di chiudere. Ci vuole coraggio a lasciarsi tutto alle spalle riuscendo al tempo stesso a guardare avanti.
E lei con le sue due stanghette parallele lo sapeva fare. Da una parte c’era la sua storia, la sua famiglia, il suo mondo di riferimento. Dall’altra si apriva invece l’ignoto, il sogno, il futuro. E il futuro c’era solo perché lei era capace di chiudere. Un sacco di volte aveva discusso con le altre di questa sua capacità che non era proprio ben vista, soprattutto con la S, suo alterego, che le rimproverava di essere troppo dura e spigolosa. “Non ho nulla da dire a chi fa delle curve l’unica sua ragione di esistere” le ribatteva ogni volta Zeta fiera di essere com’era.
Se poi era la A a farle la morale proprio non la reggeva. La spocchia della prima della classe era insopportabile. La si trovava ovunque quella presenzialista, dagli urli di dolore a quelli di piacere, dallo stupore alla paura, senza distinzione. Lei invece si sapeva dosare, al massimo giocava col volo di qualche insetto, ma niente più.
A volte si metteva a contare quante erano le parole che avevano l’ardire di contenerla, oppure quante volte nell’arco di una giornata la lingua premeva sul palato e sibilava nominandola. Poche e comunque meno di una qualunque altra del gruppo. E perché? Perché la gente ha paura di chi è ultimo e ne va fiero. Di chi arriva alla fine senza farsi problemi. Di chi ha il coraggio di chiudere e sa che è solo chiudendo che potrà riaprire.
L’ha ribloggato su e ha commentato:
Un’altra storia di Morena Rossi! zzzzzz…. Zeta! >^_^<