Storie di Canon al #luccaCG14. Cenere, il sogno di Anna.

Foto Marcella Foccardi

Foto Marcella Foccardi

Cenere ci aveva provato molte volte a farsi notare, ma Anna non l’aveva mai vista. Aveva tentato di infilarsi nel sapore dei biscotti del mattino, quelli della colazione della domenica quando non c’era la scuola. Aveva provato col profumo della biancheria della nonna, quel buon odore di aria e sole che avevano le lenzuola del suo letto quando si fermava a dormire da lei.

Una volta aveva persino cercato di essere il vento sulla sua faccia nelle corse a perdifiato nei prati. Ma niente. Non c’era mai stato modo di farsi notare. Vuoi perché Anna era sempre distratta dal mondo che le si muoveva intorno o l’ambientazione non era delle migliori, vuoi perché Cenere non aveva trovato il giusto accesso al mondo di Anna. Fatto sta che non si erano ancora incontrate. Eppure questa è la prassi, anche loro ci sarebbero dovute passare prima o poi. Perché per ogni bimbo che nasce c’è un sogno che gli viene assegnato e prima si guardano negli occhi e si capiscono, meglio è per tutti.

Foto Marcella Foccardi

Foto Marcella Foccardi

Una calda sera d’estate, dopo averle provate di nuovo tutte senza successo, Cenere si addormentò su un raggio di luna. Anna quella stessa sera aveva deciso di ritirarsi fra gli alberi ad ascoltare un concerto di grilli. Aveva portato con sé un foglio bianco e dei pastelli a olio per catturarci quella palla d’argento che illuminava il cielo. Quando improvvisamente, stendendo con le dita del bianco sul blu, aveva avvertito una stranezza: la consistenza della carta era cambiata, era diventata soffice, liscia, addirittura calda e le era sembrato persino di aver udito un tintinnio. Contemporaneamente Cenere era stata svegliata da una carezza proprio sulla collottola, dove per altro le piaceva molto, e il suo campanellino si era messo a suonare. Eccola finalmente la soglia da varcare, la porta che le avrebbe condotte l’una dall’altra. Perché non c’è sogno che non voglia trovare chi lo realizzerà.

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