Che male c’è nel sembrare un’oca? Yanela ne andava fiera anche perché le avevano affibbiato quel soprannome per la sua sconveniente abitudine di dire sempre “grazie”. “Ma non si dice più da un pezzo!” le ricordavano gli altri ogni volta che lei sorrideva e ringraziava. “Sembri mia nonna…” le avevano detto una volta dal panettiere. Ma Yanela non mollava.
Mentre gli altri cercavano di farla sentire fuori luogo, fuori tempo quando non addirittura fuori di testa, lei aveva deciso di portare avanti la sua battaglia a costo di essere derisa, perché non si poteva far scomparire del tutto una così bella parola come “grazie”.
Chissà cosa succede alle parole che non si usano più? Chissà dove vanno a finire, se c’è un rigattiere che le sistema e le rimette in circolo? Yanela se lo chiedeva spesso anche perché con loro se ne andavano, purtroppo, tutta una serie di comportamenti e di abitudini che vi erano connaturate e che sarebbe stato bello poter andare a rispolverare. “Chiamatemi pure stupida perchè insisto nel dire “grazie”, ma è l’unico modo per connettermi all’universo, agli altri, persino a voi”, andava dicendo a chi la prendeva in giro.
A ben guardarli però, gli altri che le davano dell’oca per la sua gentilezza e riconoscenza continua, erano così soli pur avendo tanti amici, una massa di egocentrici prigionieri dei “mi piace”, che c’era da compatirli. Se solo l’avessero ascoltata avrebbero trovato la libertà da un mondo fasullo con dei semplici “grazie”.
Ma non è mai troppo tardi. Rovistate tutti in soffitta e date anche voi una nuova possibilità ai vostri “grazie” dimenticati.