Sul lago di Garda lo spiedo in un tortello.

Da un anno circa vivo in Toscana dove si mangia come si parla, cioè bene. Mi capita a volte di avere dei confronti sulla lingua italiana che i toscani, col fatto che anche Manzoni ha lavato i panni in Arno, hanno la pretesa di conoscere meglio di chiunque altro. E lì me la cavo. Quando il confronto è ai fornelli nascono spesso delle diatribe che coinvolgono anche l’italiano. Per esempio, se mi azzardassi a dire a un toscano che ”ho mangiato uno spiedo” mi prenderebbe per pazza. Invece a Tremosine, il paesino sul lago di Garda nel quale sono nata, si mangia spiedo da sempre come in tutta la provincia di Brescia.

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Lo spiedo è così tipico da queste parti che quando la domenica si fa un giro in piazza, l’odore che ti accoglie in estate e in inverno (ma soprattutto in inverno), è quello dolciastro e aromatico di questa prelibatezza. Si tratta di pezzi di carne di maiale, coniglio, pollo che vengono infilzati, appunto, in uno spiedo, inframmezzati da foglie di salvia e patate e fatti cuocere lentamente sulla brace (lentamente significa anche 4 ore). Ma non è tutto, per rendere il suo sapore più particolare, una bella colata di burro durante tutta la cottura viene fatta cadere dall’alto e accarezzando di continuo le “prese” (così si chiamano i pezzi di carne che compongono lo spiedo, mi raccomando non fatevi trovare impreparati) le ammorbidisce e insaporisce oltremodo. Come corollario, l’immancabile polenta.

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Lo spiedo si mangia in casa di solito. Difficile trovare ristoranti o trattorie dove la magia dello spiedo si possa ricreare come fra le mura domestiche. A casa mia è mia madre la spiedatrice, mentre a mio padre è da sempre toccata la polenta. Una coppia imbattibile, vi assicuro. Ma si limitano a farlo per la famiglia, pur numerosa, ma solo la famiglia. C’è invece un ristorante nella frazione di Pregasio di Tremosine che consiglio vivamente dove quel gusto così tipico e genuino si ritrova inalterato non solo nella sua forma classica, come secondo piatto, ma anche, udite udite, incastonato in un tortello.

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Mi spiego meglio. Quella carne che si è bevuta in 4 ore tutto quel burro, facendosi profumare dalla salvia mentre il fuoco la cuoceva a puntino, viene tritata e diventa ripieno per tortelli che a loro volta vengono conditi con burro e salvia. Una perversione, come potete immaginare.

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L’idea da copyright, a mio parere (spero con questo post di mettere il suo ideatore al riparo dai ladri), è di Costante detto Tane, il proprietario del locale (nonché mio fratello), mentre l’esecuzione ottima è di Alex, il cuoco. La mente e il braccio di un fazzoletto di pasta che custodisce l’essenza della cucina bresciana. Se fate un salto dalle parti del Garda, vi consiglio quindi di non perdervi il Ristorante San Marco coi suoi tortelli allo spiedo e la sua vista mozzafiato, che non guasta mai, anche se non avrete occhi che per il vostro piatto.

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Ristorante San Marco

Via xxv aprile, 3

25010 Tremosine (BS)

 

Tel. 0365/918172

 

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