La chiamavano nelle ore più strane e per le faccende più bizzarre. Il più delle volte erano coppie che stavano per lasciarsi. Qualche volta erano studenti nel periodo degli esami o semplicemente alle interrogazioni. I più difficili erano quelli che stavano per perdere il lavoro, mentre i più leggeri i concorrenti dei quiz televisivi. Insomma, dove c’era un minimo rischio di “caduta”, eccola che veniva invocata lei: la seconda possibilità.
Questo fatto però di arrivare sempre seconda non è che le andasse proprio giù. Si sentiva una specie di premio di consolazione per chi non riusciva a correre tutta la gara. E poi se a richiederla erano quelli che “erano caduti” andava su tutte le furie. Se seconda possibilità deve essere, che sia almeno concessa da chi è vittima, di sua spontanea volontà, si ripeteva. Odiava essere elemosinata. Comunque col passare del tempo ad ogni nuova pezza che doveva andare a mettere agli strappi della vita si sentiva sempre meno motivata. Finchè un giorno a chiamarla fu un padre. Aveva litigato col figlio perchè l’aveva accompagnato a scuola di fretta e il piccolo Antonio c’era rimasto male.
Ad inciampare era stato il papà, Antonio era stato a suo modo vittima della leggerezza di un adulto e ne aveva pianto. Eppure, quando il piccolo si sentì chiedere scusa dal genitore per l’accaduto e gli venne richiesta una seconda possibilità per rimanere amici, tutto improvvisamente fu più chiaro, sia per Antonio che per la seconda possibilità. La seconda possibilità è una porta aperta sull’altro, è un braccio teso per salvarsi reciprocamente dal baratro, il modo più umano per dirsi padroni del proprio destino. La seconda possibilità è una conferma di stima e di amore perchè solo grazie alle seconda possibilità ci si mette totalmente nelle mani dell’altro, con la certezza che se cadrà di nuovo, ci si rialzerà insieme.
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Sono sicura che vi piacera!