I monologhi delle ascelle. Le ascelle e il sesso.

Non poteva mancare un monologo dedicato al sesso. Eccolo per intero, anche se interpretato da Enrica Tesio dal vivo è stato sicuramente molto più divertente. Ve lo potete rivedere in prima serata su la7d mercoledì 1° luglio.

Disegni di Ilaria Urbinati

Disegni di Ilaria Urbinati

Troppo facile cominciare con l’assunto capitolino “l’omo pe’ esse omo ha da puzzà!”, per quanto si possa essere d’accordo o no. Ma visto che persino la scienza sembra dargli ragione, forse vale la pena uscire dall’irretimento della rima “odore amore” e soffermarsi per un attimo sull’essenza del maschio alfa al quale ambiamo tutte, ma proprio tutte, anche se spesso ce lo nascondiamo.

Sì perché, pur credendo di esserci emancipate dall’istinto animale con il parrucchiere, l’estetista e l’epidurale, in realtà siamo state programmate per accoppiarci e procreare con chi comunica al nostro corpo di poterci dare prole sana e forte. E chi è mai costui se non quello che, come afferma un gruppo di studiosi svizzeri, ha un profilo immunitario diverso dal nostro e quindi ci può garantire una discendenza più adatta alla sopravvivenza?

Bene, detto questo non resta che arrendersi. Non ci sono calzini indossati durante l’amplesso, assi del water mai abbassate o consecutio temporum mancate che ci possano mettere al riparo dal presunto uomo sbagliato. Perché a dire se quello è davvero l’uomo sbagliato non sarà la nostra puzza sotto al naso, anzi, forse sarà proprio quella. Se la puzza è quella del suddetto uomo e se si combinerà con la nostra. Fra l’altro se vi hanno sempre detto che eravate di quelle femmine che la fanno solo annusare, ovviamente riferito all’ascella, beh, a questo punto avete sempre avuto ragione voi. È un modo per far dialogare i rispettivi DNA. E una volta fatto il colloquio se vi siete congedate con un bel “le faremo sapere”, è stata la natura a imporvelo. Niente di personale.

Stando alla scienza insomma ne ha stese più l’ascella del romanticismo. In alcuni casi è stato per assenza di doccia e non è stato piacevole, in altri è stato certamente per l’essenza del maschio e lì qualche gioia l’abbiamo avuta.

Ma veniamo a noi e alle nostre di ascelle, lasciando per un attimo la scienza in secondo piano. Quanto spazio lasciate alle vostre ascelle nell’incontro amoroso? Al di là dell’igiene personale e della depilazione che precedono ogni appuntamento. Almeno alle prime uscite. Io ricordo ancora la prima volta che un uomo, in un momento di grande intimità, mi ha alzato il braccio e mi ha baciato voluttuosamente lì. Da allora l’ascella è entrata a far parte della mia personale mappa del piacere. Non è proprio Parco della Vittoria, ma la possibilità di vincere la partita per chi ci si ferma un giro, anche senza passare dal via, è abbastanza alta.

Gli inglesi gli hanno persino dato un nome, il pitjob. Che se glielo dovevamo dare noi ne avevamo due: l’ascellatio nel caso di doverlo fare, o l’ascellingus nel caso di doverlo ricevere. Brutti eh? Meglio l’inglese, se non altro è bi-partisan.

E che dire del tikling? Incredibile, altro inglesismo. Ma non era “niente sesso siamo inglesi”? Vabbè, il tikling è il solletico a sfondo erotico. L’ascella è il campo da gioco. Una semi-tortura che se dosata bene può dare delle soddisfazioni. È una di quelle pratiche che si perde nella notte dei tempi. Con la risata diminuiscono i freni inibitori e si libera la libido. E una volta liberata la libido non ce n’è per nessuno. Lo si può fare con le dita, con i capelli, con delle striscioline di carta, con una banalissima piuma e con tutto ciò che vi viene in mente e che avete a portata di mano in quel momento.

Pare che Caterina la Grande, l’illuminata e spregiudicata imperatrice di Russia, fosse una grande fan del tickling. Numerosi servitori pronti a sollazzarla con ventagli di piume e un boudoir zeppo di armi per il piacere.

Alla fine insomma, questa tanto amata e tanto odiata ascella, ha avuto e ha tuttora un ruolo importante nella nostra vita. Persino nel sesso dice la sua. Ha un ruolo scientifico, più legato nientepopodimenochè alla conservazione della specie – Schopenhauer in fondo aveva ragione con la sua idea dell’amore come inganno della natura e l’ascella ne è sempre stata complice. Ed ha un ruolo più emotivo, legato alla conservazione dell’immaginazione e dell’audacia, dentro e fuori dal letto.

Non fidatevi di chi non mostra interesse per le ascelle proprie e altrui. Sono quanto di più intimo e ancestrale abbiamo nel nostro corpo e vanno trattate con cura. Del resto sono dispenser di ferormoni e fiere ambasciatrici di un istinto animale che fortunatamente, sotto sotto, alberga ancora in noi.

 

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